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Internazionale della Matematica

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[Cos'è il tangram?]
[Giocare col tangram per capire cos'è la matematica]
[La matematica nasce dai problemi]
[Problemi con una o più soluzioni]
[Problemi impossibili]
[Problemi di classificazione]
[Problemi aperti]
[Paradossi]
[Conclusione]
Testo del video:
A CHE GIOCO GIOCHIAMO:
TANGRAM O MATEMATICA?
C.Pellegrino - L.Zuccheri
1. Cos’è il tangram?
Il tangram è un
antico gioco di origine cinese, ottenuto scomponendo un
quadrato in sette parti dette tan: un quadrato, un
romboide, e cinque triangoli rettangoli isosceli, di cui
due grandi, uno medio e due piccoli .
Le regole tradizionali del gioco sono semplici: si tratta
di disporre sul piano, evitando sovrapposizioni, tutti i
sette tan in modo da formare figure che riproducano,
rispettando le proporzioni, quelle riportate in formato
ridotto sui libretti che accompagnano il gioco.
Giocare con il tangram può sembrare facile, troppo
facile, soprattutto quando lo si vede già assemblato
sotto forma di quadrato: normalmente però un
principiante trova già difficoltà a comporre il
quadrato, una volta tolti i pezzi dalla scatola.
Il tangram però non è un rompicapo come tanti altri. In
effetti dopo averci giocato un po', si comincia ad
apprezzare la sottile eleganza con cui è stato diviso il
quadrato.
Da ciò si comprende come il tangram si possa ottenere
piegando e ritagliando opportunamente un quadrato di
carta.
Questo modo di ottenere i vari tan comporta che tra i
lati e gli angoli dei tan vi sono molti legami. Per
questo motivo nel gioco del tangram, così come per l'origami,
accade che, malgrado la semplicità del materiale
impiegato, si possono realizzare sia figure geometriche
– come il quadrato – in cui si annullano le
caratteristiche dei vari tan, sia figure di ogni tipo in
cui invece le caratteristiche di ciascun tan vengono
messe in risalto. Alcune figure sono così espressive da
sembrare vive e articolate.
È anche possibile rappresentare lo stesso soggetto in
posizioni differenti e quindi il tangram si può
utilizzare anche per illustrare storie e per realizzare
cartoni animati.
Una caratteristica notevole di molte figure tangram è
quella di suggerire all'immaginazione molto più di
quanto effettivamente rappresentano: di fatto si tratta
di illusioni ottiche; le figure tangram nella loro
essenzialità ed efficacia offrono una ricchezza
percettiva simile a quella della pittura zen che si basa
sull'idea che "la tavolozza della mente è più
ricca di quella del pennello".
Le figure tangram ricordano nella loro espressività le
silhouettes o i giochi d'ombra con le mani.
Il tangram offre così notevoli spunti allo studio della
percezione visiva e può essere impiegato come base di
test psicologici.
2. Giocare col tangram per capire
cos’è la matematica
In un volume,
tuttora edito in inglese, che sottolineava l'importanza
del gioco nell'insegnamento e nella divulgazione della
matematica, Rouse Ball nell'800 scriveva: " La
formazione di figure per mezzo di questi sette pezzetti
di legno... è uno dei più antichi passatempi orientali.
È possibile ottenere con essi centinaia di immagini di
uomini, donne, bestie, pesci, case, barche, oggetti di
uso domestico, figure geometriche, eccetera, tuttavia il
tipo di divertimento offerto non è di natura matematica
e quindi mi limito semplicemente a farne menzione ".
Ora invece vedremo che non è così, anzi vedremo che c'è
una sorprendente analogia tra certi aspetti del giocare
con il tangram ed il "fare matematica".
Cercheremo addirittura di spiegare, utilizzando il
tangram come esempio e metafora, in che cosa consiste da
sempre l'attività matematica.
Nonostante la matematica sia insegnata nelle scuole di
ogni ordine e grado, molti non si rendono conto di che
cosa essa sia. Nelle opere divulgative spesso si
raccontano biografie o aneddoti tratti dalla vita di
matematici famosi del passato. Raramente si spiega però
cosa sia la matematica e quali sono le sue peculiarità.
In effetti divulgare la matematica non è facile. Alcuni
credono che la matematica si capisce veramente quando la
si fa. C'è da dire poi che molte persone, anche di
cultura, ritengono che la matematica sia un complesso
cristallizzato di regole, al quale non si possa
aggiungere nulla.
Ciò non è vero: la matematica progredisce sempre e ne
abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni molte applicazioni.
Eppure, come ha rilevato Chevallard al sesto congresso
internazionale sulla educazione matematica che si è
tenuto a Budapest nel 1988, più la matematica entra
nella vita quotidiana rendendo possibile la realizzazione
di oggetti di uso semplice ed affidabile, come le tessere
bancomat o i compact disc che ascoltiamo o utilizziamo
con il computer, e meno riusciamo a rendercene conto.
3. La matematica nasce dai
problemi
La matematica
progredisce ponendo e risolvendo problemi. Einstein
diceva: " Le risposte sono tutte di fronte a noi:
basta trovare le domande giuste".
I problemi da cui nascono le teorie matematiche a volte
sono di tipo pratico. Altre volte sono problemi che
nascono dalla generalizzazione di risultati già ottenuti.
Molte volte è successo che alcune teorie sviluppatesi
per uno scopo interno alla matematica si siano rivelate
essenziali molti secoli più tardi per problemi
completamente diversi. Ad esempio, le curve dette coniche
perchè si possono ottenere sezionando un cono con un
piano, nacquero forse dallo studio delle meridiane;
furono ideate nel IV secolo a.C. dal matematico Menecmo,
dell'Accademia di Platone, e utilizzate per risolvere il
problema della duplicazione del cubo. In seguito nel III
secolo a.C. furono studiate da Euclide, Archimede ed
Apollonio; quest'ultimo le ottenne in un modo più
generale e dette loro i nomi attuali: ellisse, iperbole e
parabola.
Le stesse curve e le loro proprietà geometriche furono
utilizzate duemila anni più tardi da Keplero per
descrivere le leggi del moto dei pianeti intorno al Sole.
Per fare una altro esempio, solo in tempi recenti la
teoria dei numeri, da sempre considerata anche dai
matematici una delle teorie più astratte e più pure,
ha dato contributi determinanti nel campo della
affidabilità e della sicurezza delle telecomunicazioni:
senza di essa le imprese spaziali non sarebbero state
possibili e le transazioni finanziarie per via telematica
non sarebbero state sicure e quindi non si sarebbero sviluppate.
4. Problemi con una o più soluzioni
Di che genere sono i problemi studiati dai matematici? Quali sono le loro caratteristiche?
Alcuni, i più ingenui, forse pensando a quello che avviene
quando la cassiera fa il conto della spesa al supermercato, pensano che
la matematica dia sempre una sola risposta: “Due più due
fa quattro! La matematica non è un opinione!” sembra che
dicano a sostegno delle loro idee.
C'è da dire però che le cose non stanno proprio
così. In matematica, come nel tangram, ci sono problemi con una
sola soluzione e problemi con più soluzioni e non solo!
Cominciamo intanto con un problema tangram con una sola soluzione. A
questo riguardo facciamo notare che la gru può essere realizzata
in un sol modo. Infatti i due triangoli grandi possono essere usati
solo per il corpo e le ali, quelli piccoli per le zampe, dopo di che la
disposizione degli altri tan è determinata in un sol modo.
Per mostrare un problema con più soluzioni, vediamo prima un
esempio col tangram. Per costruire un triangolo rettangolo isoscele
come questo possiamo operare in due modi diversi.
Anche nella matematica classica si trovano problemi con più
soluzioni. Eccone uno: "Determinare le circonferenze tangenti ad una
data retta e passanti per due punti assegnati". Questo problema, che ha
due soluzioni, con un po' di conoscenza di geometria euclidea,
può essere risolto con riga e compasso. Seguiamo passo a passo
la costruzione geometrica.
Non c'è quindi da stupirsi se in matematica si studiano problemi
con due o più soluzioni: ce ne sono alcuni che addirittura hanno
un numero infinito di soluzioni.
5. Problemi impossibili
In matematica come in altre discipline si possono incontrare problemi
che non ammettono soluzione. In matematica però, a differenza di
quanto avviene in altri settori, ciò spesso può essere
provato senza tema di smentita.
A volte l'impossibilità di risolvere un problema è
abbastanza evidente. Ad esempio, un teorema di geometria euclidea
stabilisce che in un triangolo ogni lato è minore della somma
degli altri due e quindi può accadere che scegliendo tre
segmenti a caso non sia possibile costruire con essi un triangolo che
li ammette come lati.
Altre situazioni di impossibilità sono meno evidenti. Cominciamo
con un esempio tangram. Non è molto ovvio che con i sette tan
non è possibile realizzare questa cornice. Però è
facile dimostrarlo. Basta seguire un ragionamento analogo a quello
utilizzato per dimostrare l'unicità della soluzione per la gru:
i triangoli grandi possono essere sistemati solo in due angoli opposti
della cornice. Il tan quadrato può allora essere messo solo in
uno dei due angoli rimanenti ed il romboide dovrà perciò
toccare il quarto angolo, ma in questa situazione non resta spazio per
il triangolo medio ed a questo punto non serve considerare i triangoli
piccoli .
Passiamo ora alla matematica. Uno degli esempi classici più
famosi è il cosiddetto problema della trisezione dell'angolo,
ossia il problema di dividere in tre parti uguali un angolo qualunque.
Questo problema era studiato già nel V secolo a.C. Utilizzando
solo la riga ed il compasso, i matematici erano riusciti a bisecare,
cioè a dividere in due parti uguali, un angolo qualunque, e
avevano visto che con questi stessi strumenti si poteva costruire
l'angolo di 30°, che è la terza parte dell'angolo retto.
Essi cercarono perciò per secoli di risolvere il problema della
trisezione dell'angolo usando solo riga e compasso, ma con tali mezzi
nessuno vi riuscì. Solo dopo più di duemila anni, nel
1837, Pierre Laurent Wantzel dimostrò, con un procedimento
algebrico, che esistono angoli che non possono essere trisecati con
riga e compasso.
Tuttavia l'impossibilità di risolvere sia il problema della
cornice che quello della trisezione dell'angolo è legata agli
strumenti che si vogliono usare. Ad esempio, se invece del tangram
tradizionale si usano le tavolette di Sei Shanagon, scrittrice
giapponese della fine del X secolo, la cornice può essere
costruita.
Per il problema della trisezione dell'angolo sono stati escogitati fin
dall'antichità vari strumenti. che riescono a risolverlo. Uno di
questi, basato su una soluzione dovuta ad Archimede, è detto
anche trisettore di Pascal.
6. Problemi di classificazione
Continuando con il nostro confronto tra tangram e matematica,
osserviamo che in matematica si studiano anche problemi di
classificazione.
Pensando ai poligoni regolari, che sono infiniti, si potrebbe credere
che i poliedri regolari, cioè i solidi che hanno per facce
poligoni regolari tutti uguali e tali che in ogni vertice si incontri
sempre lo stesso numero di facce, siano anch'essi infiniti. Gli antichi
Greci scoprirono invece che i poliedri regolari, che si chiamano anche
solidi platonici perchè ne parlò Platone nel Timeo, sono
solo cinque, ovvero: il tetraedro, che ha per facce quattro triangoli
equilateri, il cubo o esaedro, che ha per facce sei quadrati,
l'ottaedro che ha per facce otto triangoli equilateri, il dodecaedro
che ha per facce dodici pentagoni regolari ed infine l'icosaedro che ha
per facce venti triangoli equilateri.
Questo dei poliedri regolari è forse il più antico
problema di classificazione risolto in matematica. Ma ce ne sono tanti
altri. Un problema di classificazione è stato risolto
recentemente, intorno al 1980. Esso concerne le strutture algebriche e
riguarda la classificazione dei gruppi finiti semplici, che per la
teoria dei gruppi sono quello che i numeri primi sono per i numeri
interi, nel senso che moltiplicando fra loro numeri primi si ottengono
tutti i numeri interi e moltiplicando tra loro gruppi finiti semplici
si ottengono tutti i gruppi finiti. La soluzione di questo problema ha
coinvolto più generazioni di matematici: c'è voluto
più di un secolo e sono state scritte oltre 15.000 pagine per
raggiungere questo risultato!
Anche nel tangram ci sono problemi di classificazione. Uno di questi
è il problema di classificare le figure convesse che si possono
ottenere con esso.
Le figure convesse hanno una precisa definizione matematica, ma per
quanto ci riguarda possiamo dire che, se le figure avessero uno
spessore, contornando con un elastico una figura convessa si
racchiuderebbero esattamente tutti e soli i suoi punti, mentre per una
figura non convessa resterebbero degli spazi vuoti.
Due matematici cinesi, Fu Traing Wang e Chuan-Chih Hsiung, nel 1942
hanno classificato le figure convesse che possono essere realizzate con
il tangram. Esse sono tredici e sono: un triangolo, sei quadrilateri,
due pentagoni e quattro esagoni. I quadrilateri sono: un quadrato, un
rettangolo, un parallelogramma, un trapezio isoscele e due trapezi
rettangoli. Nel 1995 un giovane insegnante italiano (Silvio Giordano)
ha dimostrato inoltre che i quadrilateri realizzabili col tangram sono
solo quelli ora visti e cioè quelli convessi.
Per quel che riguarda le figure tangram pentagonali, invece, dopo che
Martin Gardner nel '74 ha ripreso nella sua rubrica Giochi Matematici
di Scientific American il problema di classificarle, già
considerato da Lindgren nel '68, ne sono state individuate ben 53
(cfr.Gardner 1988). Questo risultato è stato verificato con
l'utilizzo del computer mediante programmi appositamente realizzati.
Finora però non si ha una prova completa e quindi questo
è un problema tangram aperto.
7. Problemi aperti
Arriviamo così ai problemi aperti in matematica. Anche oggi ci
sono problemi aperti in matematica e sperabilmente ce ne saranno
sempre. In matematica infatti, come nelle altre scienze, a mano a mano
che si progredisce si aprono sempre nuovi orizzonti.
Inoltre ci sono problemi aperti anche da secoli e ciò è
importante. Questi problemi, anche se dal punto di vista pratico
possono sembrare scarsamente interessanti, spesso finiscono col
determinare la nascita di nuovi fruttuosi ed importanti settori di
ricerca o col suggerire applicazioni inaspettate.
Certi problemi aperti hanno una formulazione così semplice che
possono essere compresi anche dai ragazzi della scuola media. Uno di
questi, posto nel 1742, è l'ipotesi di Goldbach, matematico
tedesco amico di Eulero, secondo cui ogni numero pari maggiore di due
può essere espresso come somma di due numeri primi. Ad esempio:
4 = 2+2, 6 = 3+3, 8 = 3+5, 10 = 5+5, e così via.
È ovvio però che anche usando un potente computer, non
possiamo continuare questa verifica all'infinito e ancora nessuno
è riuscito a dimostrare questa congettura nè a trovarne
un controesempio, ossia non si è ancora trovato un numero pari
che non può essere espresso come somma di due numeri primi.
8. Paradossi
Ora infine osserviamo bene queste due figure. A prima vista sembra
impossibile che entrambe si possano ottenere con il tangram rispettando
tutte le regole, e cioè utilizzando tutti e 7 i pezzi senza
sovrapporli. Sembrano infatti due omini uguali, a parte che in uno
manca il piede. Eppure malgrado le apparenze queste due figure sono
entrambe realizzabili. Non ci stupiamo più se osserviamo bene
come sono composte. Figure come queste, completamente ignorate nei
manuali tangram tradizionali, sono state introdotte all'inizio del
ventesimo secolo da due famosi enigmisti: Sam Loyd, americano, ed Ernst
Dudney, inglese.
Evidentemente l'area di entrambe le figure deve essere la stessa. Ci
chiediamo perciò come mai il primo omino sembra perfettamente
identico al secondo tranne per il fatto che manca una parte.
La spiegazione è la seguente: in entrambi la testa, il cappello
e le braccia sono formati con gli stessi pezzi. La larghezza delle basi
dei corpi è uguale, ma nel primo omino il corpo è
costituito da tre pezzi, e nel secondo da quattro. Il corpo del primo
omino differisce da quello del secondo esattamente per l'area della
striscia colorata in rosso: quest'area è quindi uguale a quella
del piede..
Dunque il secondo omino è più panciuto del primo: a prima
vista non ce n'eravamo accorti e l'esistenza di entrambi ci sembrava
contraddittoria. L'esistenza di queste figure dà luogo quindi ad
un paradosso.
Anche in matematica vi sono situazioni che danno luogo a paradossi,
ovvero portano a conclusioni che vanno contro alla comune opinione.
Ad esempio, lo stesso Galileo rimase colpito dal seguente fatto
matematico: visto che ogni numero intero ha un quadrato, si può
dire che ci sono tanti numeri interi quanti sono i loro quadrati;
tuttavia non tutti i numeri interi sono quadrati perfetti e quindi
questi ultimi sembrerebbero essere di meno rispetto a tutti i numeri
interi.
Galileo lo considerò una difficoltà insormontabile e
scrisse: "Queste son di quelle difficoltà che derivano dal
discorrer che noi facciamo col nostro intelletto finito intorno a
gl'infiniti".
Nel 1873, Georg Cantor, matematico tedesco, sgombrò però
il terreno dalle numerosissime dispute filosofiche che avevano avuto
luogo dal tempo di Aristotele a cui si era adeguato lo stesso Galileo e
riuscì a confrontare tra loro anche insiemi infiniti. Il metodo
sul quale si basò si può esemplificare come segue.
Per verificare che in questo dipinto di Escher ci tanti cavalli quanti
sono i cavalieri, senza contarli, basta constatare che ogni cavallo
porta un cavaliere; quindi gli elementi di questi due insiemi (quello
dei cavalli e quello dei cavalieri) si possono appaiare.
Analogamente si può inventare una strategia per appaiare i punti
di questi due segmenti e confrontare così la numerosità
degli insiemi dei loro punti. Constatando che ogni punto P del segmento
AB si può accoppiare con il punto P' del segmento CD ottenuto
come in figura, si conclude che il segmento AB ha tanti punti quanti ne
ha CD, anche se è più corto.
Con quest' altro stratagemma si possono accoppiare i punti di un
segmento e quelli di una retta, arrivando perciò alla
conclusione che un segmento ha tanti punti quanti ne ha una retta tutta
intera.
Non tutti gli insiemi infiniti sono però uguali: basti pensare
che non c'è alcun modo di appaiare i punti di una retta con i
soli numeri interi nè con i soli numeri razionali (che sono
quelli che si scrivono sotto forma di frazione).
Lo stesso Cantor, che fu criticato anche da eminenti matematici del suo
tempo come il suo maestro Leopold Kronecker ed il francese Henri
Poincaré, nel 1899 in una sua lettera a Richard Dedekind
scriveva: « Lo vedo ma non ci credo! ». Eppure oggi le sue
tesi costituiscono un caposaldo della matematica.
David Hilbert, il più importante matematico della prima
metà del ventesimo secolo, arrivò a dire: « Nessuno
ci potrà scacciare dal paradiso che Cantor ci ha procurato
».
9. Conclusione
A conclusione del nostro discorso, dobbiamo dire che ci sono aspetti e
settori della matematica che non abbiamo neanche sfiorato. Ad esempio,
la matematica non si occupa solo di problemi deterministici e a tal
riguardo ricordiamo ad esempio che il calcolo delle probabilità,
una importante branca della matematica che si è sviluppata a
partire dal XVI secolo a partire dallo studio dei giochi d'azzardo, e
che trova applicazione nel ramo delle assicurazioni, si occupa appunto
di situazioni in cui l'esito è aleatorio ovvero incerto.
Il nostro obiettivo però non era quello di illustrare i
più recenti risultati della matematica o tutti i suoi vari
aspetti, ma piuttosto di sottolineare le idee ed i metodi che da sempre
stanno alla base del "fare matematica".
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